Tre anni fa, l’amico Valerio Stivè de Lo Spazio Bianco mi chiese di contribuire a uno speciale dedicato a Love and Rockets, una delle mie serie a fumetti preferite di sempre. L’anno dopo, anche se all’epoca non potevo nemmeno sospettarlo, ne sarei diventato il curatore italiano, succedendo all’ottimo Leonardo Rizzi, che aveva supervisionato i primi volumi usciti per Panini.
Il pezzo apparso sul sito di LSB lo trovate qui (fra l’altro visitate il link perché nello speciale c’è veramente un sacco di roba interessante).
La versione apparsa su LSB è stata leggermente adattata, com’è giusto che sia. Però mi piace anche l’idea di presentare per la prima volta la stesura originale del pezzo (piccole imperfezioni comprese). All’epoca (la cosa fa sorridere) avevo optato per i titoli in inglese. Oggi dovrei correggerli tutti.
Per chi fosse interessato a saperne di più sull’edizione italiana di Love and Rockets (e sui volumi da me curati), rimando a questo link.
Apologia della fluidità: qualche riflessione su Love and Rockets e su Jaime Hernandez
“Come avete avuto l’idea di mischiare elementi tanto diversi come il punk rock, la letteratura sudamericana, Kirby e le soap operas, fra le altre cose?
Le cose che hai menzionato erano le uniche cose che sapevamo di poter mettere nei nostri fumetti… (Gilbert Hernandez, Rorschach newsletter, dicembre 2001)”
Si è spesso parlato di come le storie di Love and Rockets dei fratelli Hernandez abbiano assonanze “letterarie”: quelle di Gilbert sono state spesso paragonate a Gabriel Garcia Marquez, mentre quelle di Jaime a un Tolstoy “punk”.
Sono chiaramente semplificazioni, in quanto il calderone delle ispirazioni dei Los Bros è infinitamente più ampio. Ma il sentimento di fondo è giusto: l’ampio respiro delle 2000 e passa pagine prodotte dai due Hernandez più rappresentativi (il terzo, Mario, è stato parte del progetto solo all’inizio, e sempre marginale, dal punto di vista creativo) ha qualcosa di epico, come solo le relazioni di “vita vera” possono avere.
In questo senso, è interessante come i pilastri dell’architettura narrativa di Love and Rocket siano i personaggi di sesso femminile che, con le loro insicurezze e volubilità, ma anche con la loro forza d’animo, tengono insieme il meraviglioso affresco di amore, redenzione e morte che rende Love and Rockets così speciale e unico.
È palese il coinvolgimento emotivo, ma anche estetico, dei due Hernandez nei confronti delle proprie eroine (alla mia domanda: “Hai sempre dimostrato un particolare talento nel creare personaggi femminili ‘veri’. Da dove trai l’ispirazione?”, la risposta di Beto, inequivocabile, fu: “Dalla mia formosa e sexy consorte e dalla semplice osservazione…” – Rorschach newsletter, dicembre 2001).
Non è un caso che Love and Rockets sia stato fonte di ispirazione per tante disegnatrici. Jessica Abel, per citare un caso famoso, ha voluto iniziare la carriera nel fumetto perché le sembrava una cosa “super punk” come i fumetti degli Hernandez, appunto. Fra le altre accolite degli Hernandez ci sono le autrici Colleen Coover e la superstar Alison Bechdel.
Love and Rockets parla alle lettrici in una maniera che è rara ancora oggi, immaginiamoci trent’anni fa. L’approccio ai personaggi femminili, fragili eppure volitivi, indecisi eppure fortissimi, mostra una sensibilità e un occhio fuori dal comune. Negli anni, queste caratteristiche sono diventate un vero e proprio marchio di fabbrica.
Nel campo del fumetto anglo-americano, pochissime volte si è assistito a personaggi femminili di tale spessore e “tiro”: forse solo Chris Claremont, con tutte le limitazioni del fumetto seriale mainstream, è stato in grado di lavorare nella stessa direzione (a prescindere poi dai risultati assoluti).
Nel contesto di una scelta “di campo” come quella di dare spessore fondamentale (e principale) alle donne, che ha profonde conseguenze dal punto di vista della narrazione, le analisi che si possono fare sull’universo femminile di Love and Rockets sono molteplici. In particolare, mi soffermerò brevemente sull’elemento di fluidità (sessuale, etnica, temporale, narrativa) che i due fratelli, e in particolare Jaime, utilizzano nella propria personale poetica. Il discorso non mira certamente a essere esaustivo, ma vuole suscitare qualche riflessione su un tema che ritengo molto interessante.
Iniziamo dalla fluidità narrativa, e dal suo “realismo”: il mondo degli Hernandez è sovente descritto come realistico, com’è stato spesso (e con successo) analizzato. È stata frequentemente messa in evidenza la moltitudine di sfumature che differenziano il mondo di Palomar (così classicamente sudamericano) dalla vita suburbana del barrio (tipicamente californiana) di Locas. Nel fare ciò, però, ci si dimentica di tutta la sospensione dell’incredulità che presuppongono supereroi, fantascienza da fumetto vecchio stampo e divertita “weirdness” che i fratelli (Jaime soprattutto) inseriscono in interi story-arc di Love and Rockets.
In questo senso, il passaggio fluido dalla realtà alla finzione è molto simile agli escamotage usati nel mondo del wrestling (influenza chiaramente visibile soprattutto nel lavoro di Jaime Hernandez – che cita esplicitamente la Favolosa Moolah ed El Santo come “driving force” della serie). Nella lucha libre, infatti, si passa da storylines realistiche e intrecciate con la realtà a momenti surreali e spesso incredibili, per poi tornare a intrecci basati su problemi sociali concreti della comunità latina. Proprio come Love and Rockets, dove i problemi post-adolescenziali e i concerti hardcore coesistono con navicelle spaziali e personaggi dotati di corna.
E se è vero che le storie di Maggie the Mechanic sono cronologicamente le prime e che poi Jaime, in molte occasioni, ha notevolmente smorzato l’atmosfera “sci-fi” e le suggestioni supereroistiche, è anche vero che non ha mai dimenticato del tutto questo aspetto. A testimonianza, si prendano le divagazioni in costume da supereroe del recente, ottimo God and Science. E che dire delle storie “classiche” di Penny Century e Costigan, ricorrenti in tutto il corso di Locas, in cui l’elemento fantastico è sempre alla ribalta? O delle storie della Toña (Rena Titañon), che passano con noncuranza dalla palestra ad avventure a base di dinosauri e astronavi a metà fra Indiana Jones e Braccio di Ferro fantascientifici?nA livello sessuale, l’approccio è ugualmente fluido: la sessualità di molte delle protagoniste di Love and Rockets, e di quelle di Jaime in particolare, non è facilmente definibile, nel senso che il passaggio dagli amori etero a quelli omosessuali è ancora una volta “liquido”. È il caso, ed è quello più rappresentativo, di Maggie e Hopey, che definiscono la propria lunga ed emozionante storia d’amore attraverso relazioni con partner di entrambi i sessi.
Specificamente, Maggie si concede anche agli uomini, mentre Hopey, a parte l’occasionale (rara) scappatella quando è ubriaca, cerca solo altre donne. È interessante notare come le dinamiche sentimentali eterosessuali escogitate da Jaime Hernandez sembrino favorire il senso d’insoddisfazione di Maggie rispetto alla propria realizzazione come donna indipendente. In questo senso, per esempio, è esemplare l’infatuazione nei confronti del meccanico Rand Race, che rende Maggie insicura di sé e goffa al lavoro. Ugualmente insoddisfacente è il rapporto con Speedy Ortiz, da cui Maggie, rifiutandolo, esce con un senso di vittoria per la ritrovata fiducia in se stessa.
Nonostante queste sottigliezze nelle dinamiche dell’accoppiamento, gestite da Jaime in maniera esemplare dal punto di vista narrativo, va sottolineato come, comunque, né Maggie né Hopey rivendichino alcuna etichetta sessuale, e non si definiscano mai verbalmente come lesbiche o bisessuali (semmai sono “punk”, parola-ombrello che rimanda alla possibilità di comportamenti sessuali aperti o alternativi e a un atteggiamento socialmente antagonista).
In questo senso, le ragazze non devono fare outing in quanto l’identità sessuale è, in maniera ancora una volta fluida, una forma di “segreto risaputo”. E questo vale per la serie in generale: non è affatto semplice trovare episodi di outing in Love and Rockets, nonostante la relativa abbondanza di personaggi omo o bisessuali fra le eroine di Jaime Hernandez.
L’omosessualità maschile, in questo senso, è minoritaria e non rappresentativa: probabilmente ciò deriva dal fatto che spesso le figure maschili (a parte il controllo assoluto del demiurgo Jaime, chiaramente) in Locas sono proprio assenti. Un indice è ancora una volta il wrestling: in Love and Rockets le figure di riferimento sono tutte femminili (al contrario della lucha libre, in cui dominano i lottatori) e hanno, come Vicki o Rena, una fisicità esplosiva tutta ancorata a terra e lontana dalle acrobazie volanti dei tecnicos messicani.
In ogni caso (anche se nella serie ricorrono splendidi esempi di costruzione di uomini, come Ray D), è un fatto che la rappresentazione della sessualità “fluida” sia un dato tutto al femminile, che echeggia la fluidità dimostrata, nello stesso modo, per quanto concerne l’identità etnica dei personaggi.
In questo senso, Jaime è molto abile a mischiare le carte. Per quanto riguarda l’identità razziale, sappiamo bene che la maggior parte dei personaggi è di etnia messicana, ma l’autore, in maniera indecifrabile, ci fornisce rappresentazioni grafiche e caratterizzazioni volutamente ambigue, sia dal punto di vista estetico che culturale.
Questo gioco è portato avanti tramite l’assoluta interscambiabilità delle identità adottate, (ancora una volta da gioco di ruolo o meglio da wrestling/lucha libre, per mantenere l’analogia chiamata in causa nelle righe precedenti). Il sistema dei nomi dei personaggi non fa che confermarlo: Hopey Glass è anche Esperanza, e la bellissima e “divina” Penny Century è in realtà Beatriz Garcia. A sua volta, Maggie si divide fra l’essere (chiamata) Margarita, Maggie, Maggot, Perla, e via dicendo. Queste scelte narrative non rappresentano altro che il perfetto contraltare a una resa grafica ugualmente volutamente ambigua: per esempio, Penny Century ha tutte le qualità stereotipiche delle bellezze messicane, come un fisico tutto curve e una sessualità forte e disinibita (esplicitamente eterosessuale, questa volta), ma il modo in cui viene rappresentata sembra un ibrido fra Jayne Mansfield e Brigitte Bardot, a partire dal capello platinato e dagli abiti da vamp.
Tutti questi elementi di fluidità legati agli aspetti personali sono amalgamati attraverso la precisa scelta di una linea temporale che evolve (scardinando alcuni degli elementi tipici della serialità caratteristica del fumetto nordamericano, in cui i personaggi praticamente non cambiano mai), facendo crescere e invecchiare i personaggi. Questo elemento di “ordine” imposto da Jamie non fa altro che valorizzare gli elementi di fluidità dell’identità precedente descritti, che rendono indimenticabili le eroine di Love & Rockets.